Manuela Ognibene

Il Resto del Carlino-Bolgna. 14/11/2009

 Resto del Carlino-Bolgna. 20/03/2010

 

La trovai sugli scogli, nel luogo a noi preferito. Mi stava aspettando da giorni.

Sedetti alle sue spalle e lei, sentendomi, si girò a guardarmi.

Il cielo era limpido. Potevo distinguere benissimo Cassiopea, la mia costellazione preferita.

Quante volte avevo guardato il cielo, lassù in montagna e mi ero persa tra la vastità celeste, pensando che in nessun altro luogo mi erano parse così belle, le stelle.

Quante volte mi ero chiesta, in quei giorni, se pure le profondità marine che Cleriana così spesso descriveva nei suoi racconti mitologici erano altrettanto affascinanti.

Dove prendeva, Cleriana, gli spunti per i suoi racconti? Chi, in passato, le aveva raccontato le meravigliose fiabe che negli anni lei aveva trasmesso a me? Non Riccardo, non certo lui. Lui raccontava favole comuni.

Cos'era, dunque, che stimolava la sua fantasia al punto da far sembrare reale quello che lei, con tanta convinzione, descriveva?

Ruppi il silenzio evitando di abbassare lo sguardo: «Io so!» mormorai decisa. Poi abbassai gli occhi su di lei. L'espressione che assunse fu tra le più cupe che mai le vidi in vita mia.

I suoi occhi mi frustarono letteralmente e quasi mi sentii invadere dalla violenza con la quale mi scrutarono. Non fece neppure finta di non capire. E ancora una volta stentai a riconoscerla. Il suo volto era gelido e tirato, seppur conservando la perfetta bellezza. Nulla a che vedere con la dolce Cleriana. Non era malvagia, non la vedevo così. Ma rigida e dura come mai l'avevo potuta vedere prima e in testa mi rimbombava una sola domanda: «Chi sei?»

La sua voce esordì melodiosa, ma l'atteggiamento non mutò: «Hai paura di me?» mi chiese.

Non aggiunse altro. Quello era il perno centrale di tutta la storia. L'unica cosa che poteva veramente minare il nostro rapporto, la nostra amicizia. Tutto il resto diventava marginale e passava a un secondo tempo.

Prima d’ogni cosa occorreva stabilire se avrei potuto accordarle ancora la cieca fiducia, viverle ancora accanto serenamente...

«Normale per altri.»

Lei non aveva mai ucciso.

Si era rivelata per salvarmi.

Aveva temuto per me...

Queste erano state le sue parole... potevo crederle?

Tentai di dissimulare le mie incertezze, ma la mia voce tremò comunque, nel risponderle:

«Dovrei averne?»

Cleriana abbassò gli occhi e io mi ritrovai finalmente libera da quel suo sguardo indagatore.

Si sollevò in piedi, rivolgendosi al mare.

Dietro di lei io e nessun altro...